Primo luglio 2004, ore 13:24. Repubblica.it dà
notizia della liberalizzazione dei dominii .it che avverrà nel prossimo
agosto.
Qualche ora dopo anche il Corsera online ci
propone la notizia. Come dice il mio amico Mario
Benvenuti, l'era del Comunicato Stampa Digitale permette questi
miracoli. Ah, il progresso!
Per la cronaca, effettivamente a partire da lunedì 2 agosto anche le persone
fisiche hanno la possibilità di registrare più di un dominio .it. La promessa
è stata mantenuta, anche se al 5 agosto le regole indicate nel sito della Naming Authority sono ancora alla versione 3.9 del 31 luglio 2002: ma questo si sposa molto bene con lo stato delle pagine della Naming Authority, a dire il vero. Infatti, Come al solito, la parte più
interessante è quella dietro la notizia.
Ero
rimasto allo scorso dicembre, quando la Naming Authority aveva approvato
a stragrande maggioranza la propria eutanasia, passando la mano a un
non meglio identificato "Policy Board" che è stato formalmente votato dalla
fu NA ma secondo una cencellizzazione definita a priori per "rappresentare
la Local Internet Community" (falso, ma non importa), e che però è
"un organismo tecnico-consultivo della Registration Authority". D'altra
parte il professor Denoth, direttore dell'istituto IIT del CNR e capo della
Registration Authority, aveva chiaramente affermato che se non ci fosse
stata una decisione simile entro il 31 gennaio 2004 la Registration Authority
avrebbe comunque fatto tutto da sola.
Il Comitato Esecutivo della Naming Authority non venne rinnovato, per l'ovvio
motivo che non avrebbe avuto nessuno scopo; ma non venne neppure sciolto,
perché lo statuto NA non lo permetteva e l'assemblea non aveva una maggioranza
sufficiente per modificare lo statuto. Così, in un equilibrismo degno di
più augusti scenari, il CE è stato semplicemente prorogato sine die. Di più
su di esso, inutile dire.
Dopo tutta la fretta che era stata messa all'assemblea per la "votazione" del Policy
Board, solo i meno scafati si saranno stupiti che per due mesi non si seppe
nulla nemmeno della nomina del PB; non solo tra i peones
della lista ITA-PE, ma persino tra gli eletti! La storia sembrava essersi
trasformata in barzelletta, tanto che a inizio febbraio Ignazio Guerrieri,
che tra l'altro era l'unico che ITA-PE avesse eletto
per essere rappresentante della lista stessa, si dimette senza mai essere
stato ufficialmente nominato dalla RA.
L'ottimo Ignazio non ha avuto sufficiente pazienza: a marzo il Policy Board ha
iniziato a riunirsi e fare il suo lavoro, con tre convocazioni in due
mesi. Le riunioni sono però state carbonare: almeno i membri di ITA-PE non ne
erano a conoscenza, a meno che qualcuno del Board accennasse per caso alla
cosa in un suo messaggio alla lista.
Cosa è stato deliberato? Innanzitutto un afflato di autarchia. Il nome
del gruppo è diventato Commissione Regole: CR in breve, "Commissione per
le regole e le procedure tecniche del Registro del ccTLD 'it'" se serve la
forma estesa. In fin dei conti,
la parola "commissione" in politica ha sempre avuto un bel suono. Inoltre
si è presa la decisione di cooptare Stefano Trumpy e Claudio Allocchio,
anche se quest'ultimo afferma che la delibera non è mai stata messa in
pratica e lui ha affermato di avere avuto solamente una notizia informale
a giugno: immagino che tale "notizia informale" fosse la sua partecipazione
alla riunione della CR del 20 giugno. Infine, c'è stata la
tanto attesa norma della liberalizzazione della registrazione di dominii
.it anche per i privati cittadini. A dire il vero, le voci di corridoio
che avevo raccolto affermavano che il via sarebbe stato dato a luglio,
quando invece abbiamo solo avuto l'annuncio: ma magari ci sono stati dei
problemi, e un mese di attesa in più non è la fine del mondo.
Il bello di tutto questo è che nessuno ne ha saputo niente fino a
metà giugno, anche se le riunioni si sono tenute tra marzo e maggio. Il 16
giugno Allocchio, come Presidente NA, ha ricordato che la famosa assemblea
di dicembre aveva anche posto la data del 30 giugno 2004 per riconvocare
l'assemblea e vedere cosa fare, e quindi chiedeva commenti
dall'assemblea. In realtà, ci eravamo tutti dimenticati di quella data, e
a norma di statuto era anche impossibile convocare l'assemblea di ITA-PE in tempo
utile; il preavviso dovrebbe essere infatti di quindici giorni. Dato il
passato, comunque, nessuno avrebbe sottilizzato su questo ritardo; più che
altro le poche risposte in lista sono state così critiche che la proposta
di assemblea è stata per il momento accantonata. Poco male, commento io:
la cella frigorifera in cui è stata posta la NA funziona abbastanza
bene. Si accettano scommesse su cosa capiterà a settembre.
Intanto passano i giorni, e il 28 giugno Joy Marino comunica ufficialmente
l'esistenza del sito http://www.nic.it/RA/CR dove sono raccolti il
regolamento e i verbali della Commissione. Di nuovo, pianto greco da chi
sembra essersi accorti solo ora che la commissione è parte della
Registration Authority anche per il posizionamento delle sue pagine.
Misteri. Poi è anche meglio così: mentre sto scrivendo questo testo, le
pagine NA sono ferme alla bozza del verbale dell'assemblea di maggio 2002,
e non è stata nemmeno aggiornata la pagina con la composizione della
presidenza.
Che dire? Non ho più un osservatorio privilegiato, quindi posso solamente fare
delle supposizioni più o meno sensate su cosa è capitato. Credo che il governo si sia
scordato della questione dominii - ricordate la Fondazione Meucci? -
oppure abbia cose più urgenti da seguire; un'altra ipotesi è che abbia
pensato che il registro attuale, vale a dire la RA, faccia più che
onorevolmente il suo lavoro. Se sono vere le notizie che ho trovato in
giro, secondo cui il ministero delle Comunicazioni si è accorto il 30
giugno che l'Unione Europea chiedeva per la fine del mese di giugno una
lista di nomi a dominio da riservare all'interno del Top Level Domain .eu,
oserei supporre "buona la prima".
Dal punto di vista della RA le cose non possono andare meglio: il "potere"
è solamente loro, e possono permettersi delle mosse ad effetto come questa
della liberalizzazione per i privati cittadini. Io ho sempre detto che non
vedo l'utilità per un privato di avere più dominii: per me è un segno di
personalità multipla, se non addirittura schizofrenia. Però sono già alcuni
anni che mi sono detto che non vedo perché, se qualcuno si diverte così,
dobbiamo impedirglielo. Più strano il voltafaccia della RA, che aveva sempre
visto col fumo negli occhi questa proposta, forse dopo la scottatura che hanno
avuto il Mercoledì Nero (il 15 dicembre 1999, per chi non c'era. Ho già
parlato delle mie colpe al riguardo: potessi tornare indietro non avrei
più avuto fiducia nelle assicurazioni altrui).
Ma se ci si pensa un attimo su, in pratica non è che cambi chissà cosa:
i nomi per così dire interessanti sono già stati presi,
quindi il cybersquatting non dovrebbe dare molti problemi, senza contare
che non mi pare Grauso avesse fatto chissà quali affari con i suoi
diecimila dominii registrati. Non credo che ci sarà più di un 2-3% di
richieste aggiuntive: per la cronaca, al 2 agosto il numero di dominii .it
è 941.614. Non è certo con questi tipi di aperture che si può sperare di
aumentare il numero di registrazioni in Italia,
ammesso e non concesso che la cosa abbia una qualsivoglia utilità.
A me non dispiace nemmeno troppo che la Naming Authority non esista più: il suo modello dove ciascuno contava per quello che sapeva fare e non per la lobby cui apparteneva era ormai diventato obsoleto, e soprattutto non permetteva di raggiungere un livello sufficiente di autorevolezza, checché il suo nome cercasse di implicare. Per quanto il modello attuale non mi piaccia, devo almeno riconoscere che è più coerente. Peccato che veda che l'interesse per nuove soluzioni tecniche e burocratiche (tanto per non fare nomi, IDN e LAR) continui a mancare... Ma non credo che si farà nulla al riguardo fino a che nascerà un nuovo piccolo interesse di bottega che richiederà una rapida accettazione da parte di RA e CR. Per fortuna io non ne avrò parte...